Se avete ricevuto una richiesta di ingaggio o avete provato ad ingaggiare qualcuno per una collaborazione o un progetto vi sarete sicuramente trovati di fronte al “problema” relativo al cachet.
Quanto è giusto chiedere per il mio lavoro? Il prezzo che mi chiedono di pagare è adeguato? È onesto? Quali sono le variabili da considerare, in un caso e nell’altro?
Oggi ho contattato un’attrice per un progetto su un melologo e la sua chiarezza e professionalità nel sapere precisamente quali variabili considerare per decidere se accettare o meno mi ha fatto riflettere. Io faccio esattamente gli stessi ragionamenti quando mi propongono un ingaggio, ma non sempre coinvolgo il mio interlocutore nelle valutazioni. D’ora in poi terrò a mente il suo modo di procedere e lo farò mio.
Ecco quindi riepilogate di seguito delle semplici valutazioni da fare nel momento in cui ricevo una proposta per un lavoro.
a. Qual è la data dell’evento? Dovrò assicurarmi di essere libera, di non avere impegni presi precedentemente e di non prenderne altri.
b. Sono previste delle prove? Se si quante? E mediamente quanto possono durare? E dove si terranno?
c. Ho tutti i dettagli del lavoro?
d. Quanto tempo mi servirà per portare a termine il lavoro richiesto con la giusta professionalità? Riesco a quantificare l’impegno necessario a raggiungere il risultato? Questo è un passo fondamentale sia per capire se riuscirò a portare a termine il lavoro nei tempi richiesti sia per quantificare il mio compenso.
e. Devo fare degli spostamenti in macchina o in treno per raggiungere il luogo delle prove o delle esibizioni?
Dobbiamo assolutamente avere queste informazioni per decidere se possiamo prendere l’incarico oppure no e per informare l’altro riguardo il nostro compenso.
Per far questo dovremmo sicuramente considerare il numero e la durata delle prove, le esibizioni e gli spostamenti necessari. Sappiamo tutti quanto lavoro si nasconde dietro ad un’esibizione di una manciata di minuti.
Troppo spesso però siamo portati a non valutare correttamente il nostro lavoro, a svenderci o a non considerare adeguatamente il lavoro altrui. Se tutti facessimo le valutazioni adeguate non ci sembrerebbe esagerato pagare una cifra onesta per un’esibizione su richiesta.
Invece, e mi rivolgo soprattutto a cantanti e musicisti, ci troviamo spesso a “competere” con dilettanti (cioè persone che non sono musicisti per professione) e a dover abbassare i nostri standard per “sopravvivere” nel nostro mondo.
Quindi esponete i vostri ragionamenti a chi vi ingaggia. I lavori “a onor di patria” li abbiamo fatti un po’ tutti in questo campo, ma ad un certo punto bisogna smetterla di svenderci. Siamo noi i primi a dover dare valore al nostro lavoro.