Ancora una volta il mio maestro di pianoforte è tornato a parlare della costanza nello studio, dell’avere un’organizzazione rigorosa e di procedere nello studio con ordine quasi maniacale.
Lui è uno dei migliori docenti del conservatorio di Lecce ed è un accanito sostenitore di questa teoria: la applica da sempre e da sempre ottiene i risultati che vuole. Sui suoi spartiti non indica solo le diteggiature e le indicazioni metronomiche ma anche il tempo materiale, in ordine di ore e/o minuti che tutti i giorni gli serve dedicare a quel pezzo in particolare per poter raggiungere il livello desiderato e poterlo presentare al pubblico in modo quanto più vicino all’impeccabile.
Forse siamo troppo abituati a sentir parlare di talento.
Il ‘talento’ così considerato sminuisce tutto lo studio che c’è dietro, tutto il lavoro che è necessario per la preparazione di un pezzo o di un intero programma. Le persone ti sentono suonare e dicono: – “eh..sei davvero portato. Che talento!”
Ma ancora peggio, questo concetto divide le persone in due grandi categorie: quelle che per vocazione divina possono suonare e quelle che, per lo stesso motivo, non possono. E a noi non resta scelta.
Sicuramente la decisione di suonare uno strumento è un po’ una vocazione. Come abbiamo potuto anche leggere nell’intervista a Maria Pina Solazzo (mamma di Beatrice Rana e docente in conservatorio) essere dei musicisti è un’ attività totalizzante, un lavoro che coinvolge ogni aspetto della vita. Bisogna essere in ottima forma sia fisicamente che mentalmente. Concentrazione e prestanza fisica vanno di pari passo. Non si può prescindere da uno stile di vita sano se si vogliono ottenere buoni risultati.
Noi musicisti siamo un po’ come dei chirurghi: se questi la mattina dopo hanno un intervento non possono di certo tirar tardi fino a notte fonda ad ubriacarsi con gli amici; il giorno dopo non sarebbero lucidi, non avrebbero le mani ferme come dovrebbero, non sarebbero fisicamente e mentalmente in grado di reggere le ore di lavoro che li attendono. Allo stesso modo come possiamo noi avere le energie fisiche e mentali necessarie ad affrontare le ore di studio che ci vengono richieste se conduciamo una vita sregolata?
E quindi il programma richiede che almeno in vista della preparazione di un esame o di un concerto si vada a nanna alla 22:30 e ci si alzi per le 7:00/7:30. Poi colazione sana e sostanzionsa e dalle 9:00 alle 13:00 studio BARRICATO.
Si. Proprio come la grappa. Barricata.
Uno studio senza distrazioni, senza cellulare che squilla a portata di mano e senza parenti che vedendoci a casa ci chiamano e ci interpellano per decidere se la disposizione dei cuscini o del divano è di nostro gradimento. Poi pranzo, si rassetta e ci si rilassa e dalle 16:00 alle 20:00 riprendiamo la sessione di lavoro, sempre barricato.
Ovviamente non stiamo parlando dello studio richiesto ad un bambino che sta iniziando a studiare lo strumento, ma stiamo parlando di un programma forse un po’ ideale per un professionista, o anche già per un allievo di ottavo/decimo anno.
In realtà già con 4-6 ore di studio si possono ottenere dei buoni risultati, ma ovviamente dipende dal repertorio che si vuole affrontare.
Se ci pensate però un lavoratore non fa meno di sei ore di lavoro ogni giorno, e questo è il lavoro dei musicisti. Almeno sei ore di studio non dovrebbero sembrarci spropositate. Di sicuro c’è chi è in grado di ottenere ottimi risultati anche con quattro o cinque, ma la costanza resta una cosa fondamentale.
Il vero problema secondo me è che ‘lavorando’ a casa ci sentiamo autorizzati ad interrompere la sessione di studio…o acconsentiamo a farla interrompere da altri.
È importantissimo quindi capire, in base alle reali e concrete necessità quotidiane di ognuno di noi, quanto tempo possiamo dedicare ogni giorno allo studio. (Ovviamente gli imprevisti ci sono e ci possono essere, ma non devono essere la regola – provate sempre a pensare a cosa direbbe il vostro datore di lavoro!!!)
Dopo aver individuato le ore a nostra disposizione ogni giorno possiamo capire in quanto tempo siamo in grado di presentare un pezzo al pubblico. Se dobbiamo preparare un esame volendo portare dai brani che richiedono almeno tre mesi di studio lavorando 6 ore al giorno ma ci siamo ridotti ad avere solo due mesi e 4 ore di studio ci stiamo imbarcando in un’impresa impossibile, bisognerà quanto meno scegliere dei pezzi che siano più alla portata.
Un’organizzazione precisa permette di ottenere i risultati che si vogliono e lo studio sarà costante e costruttivo. Proprio come i ballerini hanno bisogno di costante allenamento per ballare al meglio delle loro possibilità, le nostre mani hanno bisogno di eseguire i passaggi tencini più volte per acquisire sicurezza e agilità nei movimenti.
Quello proposto dal maestro è un metodo di studio davvero molto razionale, e qualcuno potrebbe pensare che tutta questa razionalità non collimi con l’aspetto musicale della professione, lo pensavo anche io, ma adesso sono convinta che non sia così. Almeno non completamente.
La cosa che più mi piace è che questo modo di vedere le cose non rende l’essere musicisti una cosa legata esclusivamente a un dono mistico.
È vero, alcuni hanno una sensibilità e una musicalità maggiore di altri, e questo davvero può essere un dono. È anche vero che ci sono delle mani che per la loro costituzuone fisica rendono impervia l’esecuzione di alcuni brani scritti da chi aveva invece mani grandi e forti, ma con questo metodo chiunque ce la può fare scegliendo, passo dopo passo, pezzi che siano alla propria portata.
La filosofia di fatto è questa: “Se lo faccio io potete farlo anche voi” quindi buono studio a tutti.